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Matteo de Brabant e la visione dietro JAKALA: dati, innovazione e coraggio imprenditoriale

3 minuti di lettura

Pubblicato su 13 maggio 2025

Matteo de Brabant e la visione dietro JAKALA: dati, innovazione e coraggio imprenditoriale

Dall’intuizione di un giovane imprenditore all’espansione internazionale: Matteo de Brabant ripercorre la nascita e l’evoluzione di JAKALA tra sfide, visione strategica e futuro dei dati.

Matteo de Brabant, founder di JAKALA, si racconta in un’intervista a StartupItalia firmata da Alessandro Di Stefano, condividendo il percorso che ha trasformato una “data startup” nata all’inizio degli anni Duemila in un gruppo da oltre 3.500 persone. Una crescita costruita su intuizioni, viaggi, passione imprenditoriale e, soprattutto, un’idea chiara: i dati non sono un fine, ma un mezzo per generare valore concreto per il business.

Dall’idea al modello JAKALA: un percorso imprenditoriale controcorrente

Nato a Milano e cresciuto nel contesto della Bocconi degli anni Novanta, Matteo de Brabant racconta il primo incontro con il mondo digitale, quando internet era ancora un territorio tutto da esplorare. Dopo la laurea, parte per un viaggio intorno al mondo che gli regala incontri significativi e una Moleskine piena di idee, tra cui alcune che oggi suonano come premonitrici del modello JAKALA. Una delle prime intuizioni? Le liste nozze online, ispirate da quanto visto negli Stati Uniti, che gli fanno muovere i primi passi nel digitale.

Il nome JAKALA nasce dalla sua formazione scout: è il coccodrillo del Libro della giungla, una figura che per lui ha sempre rappresentato autorevolezza e visione. E proprio di visione si parla quando riflette sull’evoluzione del mercato:

Dopo la digital transformation, le aziende si sono ritrovate con una quantità enorme di touchpoint e dati, ma poche sanno davvero come gestirli. È qui che entriamo in gioco noi.

Crescita, visione e il valore di una prospettiva di lungo termine

Oggi JAKALA opera tra Europa e Stati Uniti, in un mercato da oltre 100 miliardi di dollari. La società continua a crescere, con il 55% del business in Italia e una spinta forte verso l’espansione internazionale. Al centro c’è sempre lo stesso approccio: capire i bisogni del cliente, interpretare i dati e generare azioni concrete.

L’intervista tocca anche il rapporto tra corporate e startup:

C’è ancora tantissimo spazio per un player come noi. Credo tantissimo nelle startup, le seguo con passione. È per questo che insieme ad altri founder ho dato vita all’Italian Founders Fund: mancava un fondo guidato da imprenditori, con l’obiettivo di essere davvero vicini ai founder.

Più che parlare di innovazione, Matteo de Brabant preferisce il concetto di "evoluzione". Perché crescere, dice, richiede tempo, perseveranza e la capacità di adattarsi. E per costruire un unicorno, servono anche vent’anni.

L’intervista completa è disponibile qui.

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